Chi paga i partiti ?
post pubblicato in
Diario, il 27 marzo 2010
Chi paga i partiti:
I milioni di Forza Italia a Dc, Mussolini e De
Gregorio,
I fondi ai ministri di Prodi.
Tutta la politica euro
per
euro, le lobby trasversali e le coop.
Alla
faccia
della gratitudine. Il ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi
Bersani
alla vigilia della storica decisione sulla cessione di Alitalia se ne è
uscito con un sorprendente assist alla compagnia Air France concorrente
dell'abruzzese volante Carlo Toto: "L'italianità non è indispensabile".
Ci deve essere rimasto davvero male il patron di Air One ripensando a
quel
bell'assegno da 40 mila euro staccato a favore del futuro ministro
durante
la campagna elettorale del 2006. Sperava di aver trovato in Bersani un
paladino dei suoi interessi imprenditoriali, ne ha ricavato invece una
cocente delusione.
Ben diverso il
comportamento
di Roberto Ulivi, deputato di An, farmacista di professione, che ha
incassato
10 mila euro proprio dalla Federazione nazionale dei titolari di
farmacie
(Federfarma) e altri 8 mila dalle associazioni territoriali di Firenze
e Pistoia. Lui in difesa della categoria che lo aveva finanziato si è
battuto come un leone, con interrogazioni e interventi contro le
liberalizzazioni
avviate dallo stesso Bersani per consentire la vendita di medicinali nei
supermercati. "Ma quale liberalizzazione, questa è una cambiale
pagata alla grande distribuzione", ha tuonato Ulivi, "in modo
particolare
alle Coop". Sospetti esagerati? Sta di fatto che proprio dalle
cooperative
Bersani riceve altri lauti finanziamenti: 35 mila euro dalla bolognese
Manutencoop e 49 mila dal Consorzio nazionale servizi, sempre di
Bologna.
Ecco le sorprese che
spuntano
sfogliando la documentazione relativa ai finanziamenti concessi da
privati
e aziende a uomini politici e partiti dal primo gennaio del 2006 a oggi,
compresi quelli per la campagna elettorale di due anni fa. Esaminando
queste
carte è possibile ricostruire una mappa dei legami tra politici
e imprenditori e comprendere meglio quali lobby si muovono talvolta
dietro
le scelte legislative e di governo. Non solo: quell'archivio di sigle e
numeri custodito con tanta riservatezza dagli uffici del Parlamento (che
non ne rilascia copia informatica a nessuno) aiuta a capire meglio anche
i rapporti economici che corrono tra le diverse forze politiche. |
Rifondazione
fa
da sola, Nessun finanziamento dagli industriali.
Questa la parola d'ordine
di
Rifondazione comunista che, stando alle dichiarazioni congiunte
depositate
alla Camera, sembra proprio evitare rapporti con società e imprenditori
privati. Non fosse che per un caso, l'unico, legato al finanziamento di
3 mila euro elargiti nel 2006 dalla Cantieri italiani srl alle strutture
di partito di Pescara. Ma si tratta di una eccezione appunto legata
all'amicizia
(sono stati compagni di scuola) che unisce il leader abruzzese di
Rifondazione,
il deputato Maurizio Acerbo, al titolare della società, Fabio Maresca,
a capo di un gruppo del settore turistico e alberghiero attivissimo nel
Centro-sud. E finanziatore bipartisan, attraverso un'altra sua società
(Bluserena spa) anche di Sdi, Fi, Ds e del deputato dell'Idv Carlo
Costantini
(in totale, oltre 110 mila euro nel 2006). "Nessun secondo fine in quel
contributo a Rc", spiega Maresca: "Noi siamo generosi con i partiti:
quando
chiedono aiuto contribuiamo senza guardare alla collocazione". Per il
resto,
il partito di Fausto Bertinotti si finanzia quasi esclusivamente con i
contributi dei propri eletti nelle istituzioni. Dal parlamento ai
municipi
nessuno sfugge alla 'tassa' che Rc applica sulle entrate dei suoi
rappresentanti:
i parlamentari e i consiglieri regionali devono versare il 55 per cento
dei loro introiti, mentre consiglieri provinciali e comunali sono tenuti
a devolvere il 30 per cento. |
Forza nani
Il tesoro che i partiti
italiani
si spartiscono è rappresentato anzitutto dalla pioggia dei rimborsi
elettorali, introdotti nonostante il 90 per cento degli italiani, con il
referendum del 1993, si sia dichiarato contrario al finanziamento
pubblico
dei partiti. Partecipa all'abbuffata solo chi ha superato la soglia
dell'1
per cento alle elezioni e riceve un rimborso proporzionale ai voti
ricevuti:
1 euro per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali.
Complessivamente
fanno 50 milioni di euro all'anno per la Camera e altrettanti per il
Senato.
Una legislatura costa circa 500 milioni di euro.
E chi non ha partecipato
con
il proprio simbolo alle elezioni, dissolvendosi magari in liste più
ampie per superare le soglie di sbarramento? Come si finanziano questi
piccoli partiti? Ci pensano i grandi. Emblematico il caso di Forza
Italia,
che negli ultimi due anni ha foraggiato Azione sociale, il movimento
fondato
da Alessandra Mussolini nel 2004, dopo che Fini aveva definito il nonno
Benito "il male assoluto del XX secolo". In due anni la Mussolini ha
avuto
dal Cavaliere ben 673 mila euro.
Non basta: il partito di
Berlusconi
ha finanziato anche la Democrazia cristiana di Gianfranco Rotondi (220
mila euro); la Federazione dei Verdi Verdi (130 mila) apparentata alla
Casa delle libertà per togliere voti agli ambientalisti di Alfonso
Pecoraro Scanio; il Nuovo Psi di Gianni De Michelis (2 milioni di euro);
il Partito repubblicano di Francesco Nucara (90 mila euro); i
Riformatori
liberali di Benedetto Della Vedova (450 mila) e gli Italiani nel mondo
(700 mila euro). Il movimento del senatore Sergio De Gregorio, eletto
con
l'Italia dei valori di Di Pietro, è passato al centrodestra con
in mano un contratto nel quale Forza Italia si impegnava a fornire
sostegno
economico.
I big spender
In questo clima da campagna
acquisti è inevitabile che qualcuno maligni di fronte al contributo
versato al partito di Lamberto Dini da un amico di Paolo Berlusconi. Si
chiama Davide Cincotti e la scorsa estate era ospite nella villa del
Berluschino
in Costa Smeralda. Quando in autunno Dini inizia a flirtare con il
Cavaliere
in vista dell'approdo nel centrodestra, improvvisamente Cincotti scopre
la sua passione per Rinnovamento Italiano. Al partito di Dini questo
imprenditore
di Battipaglia con interessi in Sardegna, dove sta per costruire un
porticciolo
alla Maddalena, tra dicembre e gennaio versa ben 295 mila euro. Niente
male se si pensa che nella classifica dei donatori-imprenditori Cincotti
è battuto solo da Giovanni Arvedi, il re dell'acciaio cremonese
che ha donato a Fi 300 mila euro nel novembre scorso. E che ora annuncia
a 'L'espresso': "Ho appena versato altri 300 mila euro al Partito
democratico
per essere equidistante".
Lobby inossidabile
Gli imprenditori
dell'acciaio
sono poco popolari nel Paese per la dura condizione delle fabbriche e i
frequenti incidenti sul lavoro, ma sono amatissimi nel Palazzo dove
cercano
una sponda in entrambi gli schieramenti. La piemontese Tubosider e la
ligure
Transider hanno finanziato Fi rispettivamente con 50 mila e 75 mila
euro,
Umberto Bossi ha ricevuto un piccolo contributo dalla Oiki di Parma,
mentre
il gruppo Riva, mediante le due controllate Riva Fire e Ilva, ha dato a
Forza Italia ben 245 mila euro e altri 98 mila al solito Bersani. Il
ministro
dello Sviluppo economico è un asso pigliatutto: per la campagna
elettorale del 2006 da solo ha collezionato oltre 480 mila euro di
contributi.
Più del doppio di Marco Minniti, altra star del partito, che ha
avuto come primo finanziatore la società Leat del gruppo Vitrociset
con 50 mila euro.
Finanziatori
bipartisan
L'associazione di categoria
Federacciai è "attentissima", come recita lo statuto, "a promuovere
le politiche economiche volte a risolvere le criticità del settore"
e per questo ha finanziato ecumenicamente quasi tutti gli ultimi
titolari
del dicastero delle Attività produttive (che prima si chiamava Industria
e ora Sviluppo economico). A Bersani ha dato 50 mila euro; stessa cifra
all'ex viceministro di destra Adolfo Urso, mentre al predecessore di
entrambi,
Enrico Letta, ora sottosegretario a Palazzo Chigi, sono andati 30 mila
euro.
Altro assertore della
tattica
dell''equivicinanza' è Carlo Toto: il patron di Air One sa bene
che per volare sicuro c'è bisogno di oliare sia l'ala sinistra che
quella destra. Così, dopo avere finanziato Bersani, Minniti (30
mila euro) e il dipietrista Egidio Pedrini (5 mila) ha pensato bene di
mettersi al sicuro anche con Fi, alla quale ha elargito 50 mila euro.
Cifre
più modeste, ma identica filosofia, per l'associazione dei produttori
delle macchine utensili Ucimu (5 mila a Bersani, altrettanti a Urso) e
per il Comitato nazionale caccia e natura, che finanzia Bersani con 15
mila euro ma non dimentica il solito Urso (12 mila) e nemmeno il
berlusconiano
Carlo Giovanardi, destinatario di altri 5 mila euro.
Finanziatori faziosi
Chi non teme di lasciare
trasparire
le proprie simpatie sono invece i farmacisti di Federfarma: oltre a
Ulivi
di An finanziano infatti anche Guido Crosetto di Fi (5 mila) e Maurizio
Gasparri di An (10 mila). Al massimo i farmacisti si spingono ad aiutare
(con 5 mila euro) un moderato di centrosinistra come Giuseppe Astorre
dell'Idv.
Decisamente orientato a sinistra invece il gruppo immobiliare Romeo. La
società che ha gestito buona parte delle cartolarizzazioni delle
case pubbliche e che ha vinto la maxi gara per tappare le buche stradali
di Roma, predilige gli ex diessini, da Gianni Cuperlo a Umberto Ranieri,
e Silvio Sircana, il portavoce di Romano Prodi. La cifra non è da
capogiro, appena 5 mila euro a testa, e diventa ancora più piccina
se confrontata con quella stanziata da Francesco Gaetano Caltagirone,
costruttore
ed editore del 'Messaggero', che riserva le sue elargizioni
esclusivamente
all'Udc, il partito di Pier Ferdinando Casini, marito della figlia
Azzurra.
In due anni la famiglia Caltagirone ha regalato alla creatura del leader
centrista 900 mila euro, frazionando i versamenti in nove tranche da 100
mila. Hanno contribuito nell'ordine Francesco, Gaetano, Francesco
Gaetano
e la moglie Luisa Farinon più cinque società del gruppo.
Una potenza di fuoco che l'ex compagno di partito, Marco Follini, si
sogna.
Anche se pure lui ha un immobiliarista nella manica: il gruppo Statuto,
mediante la società Colli Aminei ha donato al transfuga dall'Udc
al Pd ben 70 mila euro.
Finanziatori organici
Ci sono poi gli
imprenditori
e i professionisti prestati alla politica che foraggiano il proprio
partito.
Il secondo finanziatore dell'Udc è per esempio l'europarlamentare
Vito Bonsignore. Democristiano di lungo corso, poi imprenditore con il
pallino delle autostrade, Bonsignore ha versato 220 mila euro all'Udc
del
Lazio e del Piemonte, più altri 250 mila nelle casse nazionali mediante
la sua finanziaria Mec, che ha pagato anche i voli del suo padrone
politico:
dal primo febbraio al 31 dicembre del 2007 Bonsignore ha totalizzato
voli
per 200 mila euro, poco meno di mille euro al giorno.
Altrettanto munifica è
stata la radicale Cecilia Maria Angioletti, commercialista e
amministratrice
delle società del partito che ha versato 121 mila euro alla Rosa
nel pugno e altri 236 mila alla Lista Pannella. L'associazione
Iniziativa
subalpina dell'avvocato Michele Vietti ha finanziato l'Udc piemontese
con
159 mila euro, mentre l'avvocato Angelo Piazza ha pagato 142 mila euro
al suo partito, lo Sdi. L'imprenditore Sergio Abramo, ex sindaco di
Catanzaro
per Forza Italia e candidato alla presidenza della Regione senza
successo,
ha versato a Fi 50 mila euro mediante la società di famiglia Sqa.
Generoso si rivela pure Giuseppe Mussari, presidente del Monte Paschi di
Siena, diessino di lungo corso e finanziatore dei Ds cittadini con 160
mila euro.
Contributi off shore
La palma del finanziamento
più
misterioso spetta invece a Maurizio Gasparri. L'ex ministro delle
Comunicazioni
nell'ultima campagna elettorale ha dichiarato un introito dalla Svizzera
di 19 mila e 900 euro dalla società Satyricon Services. "È
un versamento della società telefonica israeliana Telit", spiega
Gasparri che aggiunge: "Sono in ottimi rapporti con loro e mi hanno
anche
nominato nel board. Non conosco la Satyricon, ma penso l'abbiano usata
per logiche interne al gruppo". Tra i finanziatori di Gasparri si
contano
pure gli amici Alessandro Iachia e Maurizio Momi, produttori di una
fiction
per la Rai dal titolo politicamente coerente: 'La fiamma nel ghiaccio'.
Il suo collega Ignazio
La Russa
invece ne ha avuti 15 mila da Tosinvest. Anche l'Udc ha un finanziatore
misterioso: la lussemburghese Energex Engineering. Nel 2006 ha speso 77
mila euro per mettere a disposizione dell'Udc voli gratis. E nel 2002 ne
aveva pagati altri 251 mila per la stessa causale. L'ufficio stampa del
partito non sa chi sia il padrone di questa società né chi
abbia usato i suoi servigi.
Tutte le Autostrade
portano
a Roma
Le società più
generose sono le concessionarie autostradali. I manager non dimenticano
che il futuro dei loro bilanci dipende dalle tariffe che saranno fissate
tra qualche anno, quando magari al governo potrebbe esserci chi oggi è
all'opposizione. Per questo l'approccio alla politica è assolutamente
bipartisan. Autostrade del gruppo Benetton ha finanziato con 150 mila
euro
ciascuno Margherita, Ds, Fi, An, Udc, Lega e persino il Comitato per
Prodi
2006, mentre Mastella si è dovuto accontentare di 50 mila. Per non
essere da meno il concorrente dei Benetton, Marcellino Gavio, ha
finanziato
con diverse società del suo gruppo sia Prodi (100 mila euro), sia
Forza Italia (50 mila euro) senza trascurare l'Udc: 100 mila euro.
Diamoci all'ippica
Un'altra lobby molto
potente
e ricca è quella dei pronostici e delle scommesse. Anche se i
finanziamenti
ai politici dichiarati in Parlamento sono esigui. Per quanto riguarda
l'ippica,
la Snai finanzia con 10 mila euro l'Udc e con 150 mila euro la
Margherita.
Una brusca caduta di stile si registra invece esaminando la lista dei
finanziatori
per la campagna 2006 compilata dal ministro delle Politiche agricole
Paolo
De Castro, destinatario di un versamento di 10 mila euro da parte della
Torinese corse cavalli. Dov'è il problema? Nel fatto che la società
ippica ha tra i suoi soci i familiari di Guido Melzi d'Eril,
nell'autunno
2006 nominato dallo stesso ministro commissario straordinario
dell'Unire,
l'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine.
Udeur a sorpresa
Tra i finanziatori di
Clemente
Mastella spicca Diego Della Valle, che ha dato 150 mila euro al suo
amico
di Ceppaloni. A dire il vero, dopo un'iniziale incertezza tra Diego e
Andrea,
il contributo è stato registrato a nome del fratello. Della Valle
ha finanziato praticamente tutto il centro, versando 150 mila euro anche
a Margherita e Udc. Mastella ha ricevuto anche due finanziamenti
inattesi.
Il primo viene dalla Mec del solito Vito Bonsignore (50 mila euro),
europarlamentare
Udc. Il secondo dalla Romed spa di Carlo De Benedetti: l'editore de
gruppo
Espresso ha donato, a titolo personale, 25 mila euro al leader Udeur.
Due
sono invece i finanziatori che spiccano tra i pochi dichiarati da
Antonio
Di Pietro per la sua Idv: la Media Cisco srl (15 mila euro) di Pierino
Tulli e i 40 mila euro dell'ex presidente del Treviso calcio, Ettore
Setten.
Interessi Radicali
Piccolo giallo per un
finanziamento
del 2006 alla Rosa nel pugno dall'associazione Luca Coscioni. Che ci fa
l'organismo che dovrebbe battersi per la libertà della ricerca
scientifica
tra i finanziatori dei partiti? La spiegazione sta in un prestito di un
milione e mezzo di euro chiesto due anni fa da Emma Bonino e Marco
Pannella
all'amico americano George Soros per fondare la Rosa nel pugno. Il
magnate
e filantropo divise a metà il prestito tra l'associazione Coscioni
e i Radicali italiani. Entrambi inoltrarono alla Rosa nel pugno due
contributi
da 650 mila euro. Soldi tornati indietro nei mesi successivi con gli
interessi
quando, incassati i rimborsi elettorali, la Rosa nel pugno ha
rimpinguato
i bilanci dell'universo pannelliano riversando denaro non solo alla
Coscioni
e ai Radicali italiani (500 mila euro ciascuno), ma anche al Partito
radicale
(100 mila) e al Partito radicale transnazionale (572 mila).
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